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Perché lo fai? La mia storia in ESN (2)

Parte 2 – L’università e le domanda per l’Erasmus

Se vi siete persi la puntata precedente, potete trovarla qui.

Finito il liceo scientifico, non avevo un’idea precisa di cosa volessi fare “da grande”. Anzi, la fine travagliata degli studi mi aveva regalato un numero ancora maggiore di dubbi su quale fosse la mia vocazione professionale.

Le mie uniche certezze erano il mio odio per la matematica e per la fisica, la consapevolezza che l’unico modo per continuare a studiare fosse approcciarmi a qualcosa di totalmente nuovo e, infine, la certezza di voler fare l’Erasmus.

Così ho scelto di iscrivermi a psicologia. Tra l’altro per alcune mie amiche ero molto bravo ad ascoltare e a dare consigli, poi Freud mi aveva appassionato abbastanza durante le lezioni di filosofia.

Così mi sono trasferito a Chieti per iniziare gli studi. Non ho aspettato nemmeno un anno e, tempo di fare il primo esame, ho fatto domanda per l’Erasmus.

Qui è necessaria una premessa, il programma Erasmus di oggi è molto diverso dal programma di 35 anni fa, ma anche dal programma di 8 anni fa. Sono cambiate talmente tante cose che davvero mi sembra passato un secolo.

Per esempio, oggi nessuno deve consegnare la domanda cartacea in segreteria (per fortuna!). Nel gennaio 2013 le cose funzionavano così ed eccomi in segreteria studenti a fare la fila per consegnare la documentazione.

Ricordo che la speranza era alta ma le aspettative basse, anche perché avevo parlato con alcuni altri studenti in fila e, secondo loro, da studente al primo anno, con soli 10 CFU sul libretto, avrei avuto sicuramente meno chances rispetto a chi era più avanti rispetto a me.

Provare comunque non costava nulla, dopo un’ora di fila soprattutto. Così consegnai la domanda, sperando che le mie 10 righe di motivazione bastassero per essere selezionato.

Le tre preferenze rispetto alla meta le avevo selezionate a colpo sicuro: Olanda, Finlandia e Polonia.

Le avevo scelte per tre motivi. Volevo andare in un posto che fosse abbastanza lontano da casa e con una cultura di cui non sapevo nulla, erano le mete in cui avrei potuto svolgere un periodo all’estero più lungo, la lingua di studio era l’inglese.

Consegnata la documentazione in segreteria non rimaneva che attendere …mesi!

Chieti, Dicembre 2012 – Memorie del primo anno di università

Perché lo fai? La mia storia in ESN

Parte 1 – Introduzione

Una settimana fa sono tornato dalla Repubblica Ceca, dove ho partecipato all’Eduk8 Forward, uno degli eventi di Erasmus Student Network (ESN) più lunghi a cui abbia partecipato: dura 8 giorni ed è l’ultima parte del percorso di formazione per diventare trainer all’interno dell’associazione. Il Forward è un evento che mette al centro la crescita e lo sviluppo personale e ti permette di riflettere sul percorso che hai fatto, che stai facendo e che farai, dentro e fuori l’associazione.

Una delle cose che ho capito negli ultimi anni, grazie al privilegio di aver vissuto l’associazione dal punto di vista unico del consiglio direttivo nazionale, è che i volontari di questa associazione sono agenti di cambiamento e hanno la capacità di incidere in modo significativo sulle vite degli altri.

A partire dai futuri studenti Erasmus, in arrivo o in partenza, che sono chiaramente le persone con cui direttamente ci interfacciamo e che vedono la propria vita cambiare grazie a un’esperienza che ha potenzialità infinite ma che soprattutto all’inizio e alla fine della stessa può essere vissuta in modo negativo e scoraggiante.

I volontari di ESN sono spesso gli unici a capire quanto non sia facile catapultarsi in uno scenario totalmente nuovo, rinunciando alla “comfort zone”, per conoscere una nuova cultura, un nuovo modo di vivere l’università e dover allo stesso tempo convivere con paure basilari come quella di non riuscire a farsi degli amici, a comunicare, oppure di non farcela a fare gli esami.

Chi fa parte di ESN comprende anche come non sia facile ritornare in un contesto dove si pensa di essere proprio agio per poi scoprire che, in pochi mesi, si è totalmente cambiati e che la realtà a cui si era abituati prima dell’Erasmus sia diventata di colpo un po’ stretta.

Tuttavia, ESN non si limita a questo, fare parte di questa associazione mi ha anche insegnato che la cosiddetta “Erasmus Generation” non è una generazione passiva e che coloro che hanno avuto la fortuna (o il privilegio) di diventarne parte hanno anche il dovere morale di contribuire al cambiamento positivo della propria comunità e, più in grande, della società intera.

Ho deciso di raccontare la mia storia perché, proprio grazie a ESN, sono dell’idea che le storie abbiano un potere trasformativo e possano aiutare gli altri a dare un nuovo senso ad alcune esperienze, a risvegliare motivazioni sopite e magari a creare nuovi motivi e spinte per contribuire alla comunità.

Ho deciso di farlo prima di tutto per me, perché credo sia un modo di contribuire al cambiamento raccontando quella che è, prima di tutto, una storia positiva di crescita, di volontariato e di servizio verso il prossimo in un periodo in cui molti mettono al primo posto se stessi.

Ho deciso di raccontarla sperando che possa rispondere a una delle domande che ho ricevuto e che mi sono posto più spesso negli ultimi anni.

Perché lo fai?

Eduk8 Forward 2022 – Quando hai paura delle altezze ma decidi di salire su una slack line e uscire dalla comfort zone.

Giovani Fannulloni… some thoughts…

Onestamente sentire parlare di RDC e NASPI come male assoluto, di dubbi sull’utilità del salario minimo mi crea disagio, perché l’unica cosa che dovrebbe cambiare è la mentalità dei politici e di certi imprenditori italiani (tra questi, in primis, lo Stato Italiano) che dovrebbero togliersi un attimo il prosciutto dagli occhi e capire che il paese reale ne ha abbastanza di discorsi elitari di gente che ha accumulato la propria ricchezza a discapito delle generazioni future (non solo economicamente) e non sa cosa significhi andare in giro con 3€ sul conto in banca.

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